“Terre Fragili” è il racconto di un’intensa esperienza di lavoro sul campo per la ricostruzione dei paesi nel territorio di Messina colpiti dall’alluvione del 1° ottobre 2009. è la descrizione precisa di un metodo e di una pratica del progetto che mette in discussione un paradigma culturale, secondo cui tutte le trasformazioni fisiche dell’ambiente si iscrivono esclusivamente nel campo della tecnica intesa come riduzione e semplificazione dei problemi.
“Terre Fragili” non parla dei disastri come eventi ineluttabili, ma dell’Architettura che dà forma alle macerie accumulate dalle catastrofi nelle città.
“Terre Fragili” è un libro che racconta un esempio per andare oltre. è un manuale, un pamphlet e un libro di teoria del progetto. è un libro circolare che si sviluppa a spirale da brevi sintesi a successivi approfondimenti e digressioni. Lo si può leggere passando da un sommario a un altro oppure seguendo il racconto iconografico. Le esperienze e le cose sono descritte con precisione, a volte eccessiva e didascalica, ma conservando sempre un margine di inesattezza per tenere l’immaginazione sempre all’erta.
“Terre Fragili” è un libro che, attraverso la generalità del caso locale, vuole porre domande urgenti e necessarie per i territori e le città contemporanee, delineando una pratica dell’architettura che ritrova nella sua specificità disciplinare il ruolo necessario per andare oltre il riduzionismo della tecnica.
Il libro è aperto e chiuso da due soglie che pongono domande e spostano le vicende da un caso specifico a una prospettiva di ricerca più ampia per ripensare i paradigmi del progetto.
L’epilogo apre un nuovo capitolo di ricerca che abbiamo chiamato “Collapsecity”: il testo fa detonare i nostri interrogativi su una scena mondiale, spostando le ricerche su “l’incidente del futuro” di Paul Virilio da un piano fenomenologico a un piano teorico che interroga nei suoi fondamenti il significato e il ruolo dell’architettura.